Premessa
L’argomento del nero, di cui abbiamo iniziato a parlare nell’articolo precedente, è un argomento davvero vasto e questa volta ho deciso di affrontarlo attraverso due articoli del mio blog.
Quindi oggi continuiamo la narrazione e scopriamo altre particolarità del nero: davvero esso rappresenta l’oscurità e il caos oppure rappresenta un vuoto che tutto crea? Vediamolo insieme.
Riepilogando
Con il blog di PAPPOBALENO abbiamo conosciuto il mondo delle energie, parlando del fotone/gravitone (qui, qui e qui), la sorgente di tutte le energie.
È il fotone a produrre tutte le forme che troviamo in natura ( qui, qui, qui e qui ).
Abbiamo anche conosciuto le energie del mondo dei numeri e dei codici (qui, qui, qui, qui e qui).
Dopodiché abbiamo parlato delle forme sacre, le forme geometriche che si trovano in natura e che venivano riprodotte in arte o in tecnologia dalle civiltà antiche perchè hanno un alto valore energetico (qui, qui, qui e qui).
Ultimamente abbiamo conosciuto la magia dei sette colori dell’arcobaleno (qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui e qui) e quella del bianco (qui).
Il nero nella realtà infinitesimale

Il nero è un colore che percepiamo sia nella realtà grandissima e lontanissima rispetto a noi, come può essere l’universo (ne parlavamo nell’articolo precedente), ma anche nella realtà piccolissima e relativa alle particelle microscopiche e addirittura agli elementi.
A dire il vero, nelle grandezze microscopiche i nostri occhi non sono in grado di percepire nulla, e quindi sono gli strumenti tecnologici che attribuiscono un colore a certe energie.
In realtà nel mio discorso adesso non voglio riferirmi ai colori che vengono attribuiti dai vari apparecchi tecnologici per descrivere energie piccolissime, microscopiche, ma voglio semplicemente parlare di una energia che potremmo definire nera, perché si manifesta come un vuoto, un’energia mancante.
Sto parlando del vuoto quanto meccanico del prof. Massimo Corbucci, descritto nella suggestiva teoria da lui ipotizzata.
Il vuoto quantomeccanico

Nel nostro immaginario, il vuoto è rappresentato con il colore nero, quindi affronto l’argomento del vuoto-quanto-meccanico proprio in questa occasione, parlando del nero, ripromettendomi di affrontarlo e approfondirlo in altri articoli.
Adesso spiego velocemente che il professor Corbucci, studiando la chimica e gli elementi (come sempre il mio linguaggio è semplice per renderlo comprensibile anche ai più piccoli) ha notato una particolarità.
Ogni elemento ha un numero di elettroni e un numero di protoni che lo definiscono. In particolare sono i protoni a dirci che tipo di atomo abbiamo davanti: un atomo con un protone è un atomo di idrogeno, un atomo con due protoni è un atomo di elio, e così via (qui per approfondire in modo semplice coi nostri bambini).
Gli elementi di cui sto parlando sono come dei mattoncini che costruiscono la nostra realtà e sono di varie grandezze: ci sono quelli con pochi protoni e quelli con tantissimi protoni.
Il vuoto che tutto crea

Oltre ai protoni, nella parte più esterna degli atomi, vi sono gli elettroni che ruotano attorno al nucleo, un po’ come i pianeti intorno al sole (qui sto semplificando per rendere il discorso chiaro).
Gli elettroni si sistemano nei mattoncini in posizioni particolari attorno al nucleo, cioè attorno alla sua parte centrale. Si schierano come dei soldatini in riga pronti per la marcia. Eppure ci sono dei posti che gli elettroni non occupano mai in queste righe: restano vuoti.
Questi posti vuoti sono uguali in tutti gli atomi, sono sempre lì, pronti a ricordarci che in ogni atomo, in ogni mattoncino esiste uno spazio vuoto, che il prof. Massimo Corbucci ha chiamato con un nome tanto particolare, quanto suggestivo: Vuoto Quanto-meccanico.
L’origine della vita, l’origine delle energie

Il prof. Corbucci ipotizza che questo spazio vuoto che è presente in ogni atomo sia come la culla nella quale nasce la vita, l’energia, e nel caso specifico, la materia (l’atomo con i suoi elementi: protone, elettrone, neutrone, ecc.). È un po’ come un magazzino in cui questi soldatini attendono, prima di essere assegnati nelle loro posizioni.
Il professor Corbucci, ragiona sulla natura di questo magazzino quantico. I frutti di tale ragionamento rasentano quasi la poesia. Avremo modo di approfondire questo argomento prossimamente. Oggi riassumo soffermandomi sul pensiero di Corbucci che afferma che il vuoto quanto-meccanico, ha in sé la potenza dell’energia maschile e dell’energia femminile che, unite, generano vita.
Quello che è presente sotto forma di energia nel vuoto quanto-meccanico è riassunto nel simbolo che ritroviamo nelle culture orientali: il simbolo del tao.
Vuoto quanto-meccanico: maschile e femminile che generano vita

Dicevamo che il vuoto quanto-meccanico può essere descritto attraverso il simbolo del tao. Il tao è raffigurato con un cerchio in cui due gocce, chiamiamole così, bianca e nera fluiscono, una a fianco all’altra, in armonia (maschile e femminile, in armonia). Nella goccia bianca, una macchia nera, nella goccia nera, una macchia bianca, perché un po’ del principio maschile è presente nell’energia femminile e un po’ del principio femminile è presente nell’energia maschile.
Bianco e nero, il tutto e il niente, il pieno e il vuoto. E così nel vuoto quanto-meccanico c’è un vuoto che racchiude in sé un magazzino pieno zeppo di energia che genera vita.
Bianco e nero, oltre che semplici colori, rappresentano anche dei principi universali. Ecco perché nelle culture antiche questi due colori sono sempre stati associati a concetti che vanno oltre la mera teoria del colore. Bianco è la luce che genera vita e nero è l’oscurità che sottrae vita.
Bianco e nero, principi complementari

Eppure, dopo questi discorsi, non possiamo ragionare in termini assolutistici.
Anche il nero ha il suo valore e il suo ruolo nella produzione di energie di vita: il nero è quel vuoto che rappresenta il magazzino dove sono raccolti tutti i mattoncini della creazione.
Anche ciò che viene definita oscurità è pure un mattoncino di quella realtà che viene creata intorno a noi. Pure l’oscurità è utile alla creazione, senza l’oscurità, la creazione non sarebbe completa. L’oscurità e la luce sono complementari, il bianco e il nero sono complementari.
Ciascuno di questi principi e colori sono fondamentali.
Bianco e nero nel mondo dell’educazione

Nel mondo dell’educazione dei nostri bambini e ragazzi, siamo abituati a pensare usando definizioni nette, cristallizzate. Esiste ciò che è bene ed esiste ciò che è male e pensiamo che sia opportuno che i nostri figli sperimentino solo ciò che è bene, per diventare adulti responsabili.
Eppure i pedagogisti non parlano mai in questi termini, essi sono consapevoli che il male, l’errore, è sempre funzionale ed utile per l’apprendimento e la crescita sana ed equilibrata dei più piccoli.
Si dice che sbagliando s’impara ed in effetti, l’errore è un maestro per i nostri cuccioli: cadendo imparano ad avere maggiore coordinazione ed equilibrio. E il fatto che cadano mentre provano a camminare, sin da piccini, significa che sin dalla tenerissima età si stanno mettendo in gioco e stanno provando ad imparare.
L’errore, il male, il buio, sono solo degli episodi che si presentano per indicarci un’altra possibile via da seguire.
Nero da rivalutare

Per cui, perfino l’errore ha la sua valenza (e tanto è stato scritto in merito: avremo modo di approfondire). Così anche il buio o il nero o il male hanno la loro valenza. E nel mondo dell’infanzia potrebbero essere presentati come strumenti che servono anch’essi alla crescita, senza demonizzarli, senza incutere eccessive paure.
È per esempio utile, accompagnare i bambini (anche proprio quelli piccoli) ad esplorare i luoghi bui, utilizzando magari altri sensi, oltre alla vista. Questo rappresenta un ottimo esercizio per potenziare per esempio l’udito, il tatto, l’olfatto e… perché no? Il gusto e i nostri extra-sensi (sai cosa sono? Ne parleremo prossimamente)! Il buio è un’occasione per crescere ancora di più. Così i nostri bambini hanno modo di crescere più sereni nelle varie circostanze della vita (che non è sempre pienamente luminosa).
A caccia del nero o a caccia nel nero

Oggi, oltre alla solita caccia al tesoro, in cui andare a scovare in natura oggetti, animali o piante neri, possiamo proporre una vera e propria caccia al tesoro nel nero, cioè, nel buio!
Predisponiamo uno spazio buio (avendo cura, soprattutto all’inizio o con i piccini, di togliere oggetti troppo pericolosi o che possano essere causa di inciampo), chiediamo ai partecipanti di andare a trovare un oggetto specifico oppure una persona, utilizzando gli altri sensi che abbiamo a disposizione. Chiediamo loro di raccontare le loro sensazioni, dando loro indizi su come usare gli altri sensi. Chiedendo anche di usare l’intuito per andare a scovare il tesoro.
Spesso agiamo in modo automatico, l’occasione di sperimentare il buio, ci dà la possibilità di andare oltre gli schemi e sperimentare vie nuove.
I bambini e il nero

Ai nostri bimbi possiamo proporre diverse attività per lasciare che loro abbiano più confidenza col colore nero.
Ci tengo a precisare che il colore nero è un colore delicato per l’infanzia. Va gestito con cura e attenzioni. I bambini che usano molti colori scuri nei loro disegni, solitamente non hanno molte esperienze di gioia nella loro quotidianità e manifestano, attraverso il colore proprio il loro disagio.
Che lo manifestino è comunque una cosa buona perché è utile che i bambini esprimano le loro emozioni, gioiose o non gioiose che siano. Tenerle per sé, genera ulteriori paure e disagi. Quindi è compito dell’adulto, con grande delicatezza, aiutarli a manifestare le loro emozioni.
Attraverso PAPPOBALENO avremo modo di parlare anche del modo per aiutare i bambini a manifestare la loro emotività.
Giochiamo con il nero

Per rendere l’approccio col nero, più leggero e gioioso possibile, possiamo invitare i bambini a chiudere gli occhi e a raccontare cosa percepiscono. Attraverso l’uso degli altri sensi, potrebbero esplorare, da seduti, il mondo circostante: profumi, suoni, sensazioni, gusti. Si può invitare ad esplorare ogni cosa con l’aiuto del mondo nero, il mondo degli occhi chiusi. Così si può iniziare a porre l’accento sugli altri sensi che poco usiamo. Potranno arrivare anche sensazioni particolari, accogliamole e condividiamole, con semplicità e divertimento.
Possiamo anche invitare i bambini a trovare oggetti neri, abiti neri e a capire che sensazioni provano di fronte a questo colore. Ripeto, potrebbe emergere che il bambino manifesti disagio.
Nero sì, ma con leggerezza e gioia

Non forziamolo, perché il nero non è un colore semplice da gestire, eppure, come adulti ed educatori, teniamo conto di queste sensazioni con grande rispetto.
Per chi manifesta disagio, allora chiediamo quale sia il colore che invece ama di più e invitiamolo a sostituire il nero con quel colore. Per chi si diverte, invece, proviamo a immaginare un mondo nero, come sarebbe? Inventiamo una storia buffa con un mondo nero intorno a noi.
Fateci sapere delle vostre esperienze con il nero qui nei commenti oppure nella mia pagina Facebook.
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Con amore e gioia
Monica